Buondì e Buon Annooo a tutti!

Come avete trascorso l’ultimo giorno dell’anno?

Spero bene, con tanta allegria e divertimento.

Come promesso, inauguro l’anno nuovo con uno dei post riportati nell’elenco delle pubblicazioni (vedi post qui), in questo caso appartenente alla rubrica #inprimismagno.

Vi parlo della Pitta ‘mpigliata.

(Avrei dovuto scriverlo e pubblicarlo prima visto che, come vedrete nel corso del post, si prepara durante il mese di dicembre, ma non è stato possibile. Bando alle chiacchiere, sono già in ritardo, quindi vi lascio al post!)

La pitta ‘mpigliata è un dolce tipico calabrese, originario del mio paese, San Giovanni in Fiore provincia di Cosenza, ma molto diffuso in tutta la provincia e regione.
È un dolce preparato durante le festività natalizie: tutti in paese si prodigano nella preparazione di questo amato dolce che non può mai mancare nelle tavole imbandite per i cenoni e pranzoni dal 24 dicembre al 6 gennaio!!
Il nome pitta ‘mpigliata deriva dall’ebraico e dall’arabo pita, che significa schiacciata.
Il periodo al quale si fa riferimento della nascita della pitta ‘mpigliata è il 1700.
Veniva preparata soprattutto per le cerimonie nuziali, come riferisce un documento notarile di San Giovanni in Fiore, risalente al 1728 in un contratto di matrimonio.
Sul documento si legge che questo matrimonio verrà celebrato a patto che: “.. a far la bocca dolce ai commensali penserà la famiglia dello sposo, che a fine pasto dovrà offrire la pitta ‘mpigliata, preparata anzitempo curando che la pitta sia di finezza giusta…“.
Il mio paese San Giovanni in Fiore detiene il record della pitta ’mpigliata più lunga del mondo: 130 metri stabilito a dicembre 2009. Il primato supera quello gia’ stabilito due anni prima che era di 121 metri.

Grande onore per il paese e tutti i cittadini.

Come quasi tutti i dolci calabresi, è un dolce secco privo di creme in senso stretto (come la pasticcera o chantilly per esempio).

Partendo dal presupposto che una vera e propria ricetta non c’è.
Se proprio dobbiamo essere sinceri, gli ingredienti non vengono pesati, si va “a occhio”, almeno questo è quello che è stato tramandato a me, perchè le “istruzioni” da seguire vengono tramandate da generazione in generazione: è normale che nel corso degli anni siano state sottoposta a diverse modifiche.
Ogni famiglia ha poi le sue tradizioni.

Come direbbe mia nonna: “cussì vena na meraviglia neputè!”

La lista degli ingredienti è:

  • 1 Kg di farina 00 (per cominciare, poi ne potrebbe servire altra!)
  • zucchero
  • olio e.v.o.
  • vermouth
  • succo d’arancia o di mandarino
  • chiodi di garofano macinati
  • cannella
  • liquore di anice
  • liquore strega o mandarinetto
  • 1 pizzico di sale

Mettere la farina sulla spianatoia, create una sorta di montagna con la farina ed al centro scavate un buco dove bisogna poi inserire tutti gli ingredienti che vi ho messo in lista.

Impastare bene, anche energicamente verso la fine per ottenere un impasto liscio ed omogeneo.

Si ottiene una pagnotta grande che poi si taglierà in tante piccole pagnottelle delle dimensioni che vorrete!

Non siate tirchi che le pitte devono profumare eh, mi raccomando!

La tirchiaggine non è ammessa!

 

Una volta pronta la pasta, bisogna riempirla con il ripieno.

#inprimis, il ripieno si chiama cuonzu.

Come si prepara “u cuonzu“.

Ingredienti:

  • noci a pezzetti
  • uva passa
  • chiodi di garofano macinato
  • cannella
  • liquore strega
  • anice
  • mandarinetto
  • succo di arancia/mandarini

Preparazione del cuonzo:
Lavare l’uvetta, asciugarla bene, metterla insieme a tutti gli ingredienti in una ciotola, mescolando tutto, fare riposare tutta la notte. Si deve insaporire per benino!

Vi sono diverse forme: lunga, a pitta, a rosellina (o rosetta).
Poi ognuno ha la sua tecnica!

Quello che bisogna fare per prepararle è stendere un panetto di pasta preso dall’impasto, metterci un po’ di olio evo e un pugnetto circa di zucchero sopra e infine distribuire in modo omogeneo una tazza abbondante di cuonzo.

Così:

Poi si avvolge la pasta su se stessa partendo da due lati opposti.

A questo punto avremo più o meno un rettangolo con due avvolgimenti di pasta che si uniscono.

In questo momento la pitta potrebbe essere già pronta nella forma allungata.

E possibile poi prendere le estremità e unirle per creare una pitta tonda.

Oppure è possibile anche tagliare gli avvolgimenti e creare la pitta a rosette.

Una volta pronte, si portano al fornaio di fiducia che pensa alla cottura negli appositi forni, o almeno questo si fa di solito, ma si possono cuocere anche nel forno di casa preriscaldato a 170°/ 180° per un’ora, deve dorare, ma essere ben cotta all’interno.

Vi lascio la foto

e anche il link del mio post instagram dove ho pubblicato la mia pitta ‘mpigliata a forma di calabria quest’anno (se vi va, lasciatemi un like!)

Che ne dite di questo post?

Quali sono i dolci tradizionali delle vostre feste?

Fatemi sapere se vi è piaciuto il post con un like qui direttamente sul blog e anche i commenti che sono sempre ben graditi.

Buon anno ancora a tutti!

A presto

Serafina